Caso Decaro/Bari: le menzogne fasciste…

La Procura di Bari non ha mai avuto il minimo dubbio sulla regolarità dell’amministrazione comunale, rimarcandone la totale collaborazione con gli organi inquirenti nell’azione di prevenzione e repressione delle organizzazioni criminali. Ma le serpi del governo non ci vogliono sentire dalle loro orecchie sporche di cerume fascista: salvano due bellimbusti come Santanchè e Salvini e mettono alla gogna l’innocente Decaro. Solo in Ungheria, Paese amico di Meloni, Cina, Corea del Nord, Russia ecc., accadono simili misfatti. Il governo, che dovrebbe garantire imparzialità totale, si comporta da torturatore medievale dei diritti delle opposizioni, attaccando a testa bassa chi minimamente viene menzionato solo come informato dei fatti. Lo scioglimento del Consiglio comunale in caso di condizionamenti o infiltrazioni di tipo mafioso è un provvedimento governativo preventivo straordinario di estrema gravità. In forza di esso, infatti, viene sciolto un organo elettivo espressione della volontà popolare in nome dell’esigenza di contrasto della criminalità organizzata mafiosa o similare. In tal modo si sanziona dunque l’organo elettivo e, solo di riflesso, i suoi componenti e, più in generale, i cittadini di quel Comune, non per comprimere i diritti di questi ultimi ma, al contrario, per preservare la parte sana della comunità locale dall’influenza delle organizzazioni criminali. Già il fatto che il ministro dell’Interno si sia immediatamente attivato d’iniziativa, su sollecitazione di alcuni parlamentari di maggioranza, desta dunque moltissimi dubbi su tale disposizione. Questo esecutivo è da invalidare immediatamente sostituendolo con un governo tecnico, in quanto l’ elettorato di destra non è capace di intendere e volere. Massimo Melani 📖 ©️ https://www.instagram.com/p/C5X3t_8A8OumFYNS5Sagq9_7FhksL9S8zt3OTs0/?igsh=MXY4cHVtM2U3NTY2YQ==

La destra sulla graticola e vorrebbe le dimissioni di Santanchè

“Ha combinato un gran pasticcio. E aveva pure sei avvocati”, dicono preoccupati alcuni esponenti di destra. L’informativa della ministra del Turismo sui guai delle sue aziende e la conferma dell’indagine da parte della procura di Milano hanno scatenato le paure nel governo Meloni e nella maggioranza che prima avevano eretto un muro per difenderla. Ora, invece, molti di loro pensano: «Siamo in mano ai magistrati, è un bel casino».  E poi la sua nervosissima difesa in Senato, trasformata in uno show retorico, enfatico, strappalacrime che non ha convinto nemmeno la maggioranza. Riferimenti ai figli, a quelli che le chiedevano un tavolo al Twiga e che ora la ripudiano. Insomma, un discorso che ha fatto acqua in tutte le sue parti. E, adesso, c’è la grande possibilità che sia la stessa Meloni a chiederle un passo indietro. La premier aveva ipotizzato l’addio in caso di rinvio a giudizio. Ma adesso la situazione potrebbe precipitare perché, sebbene la ministra neghi, sono mesi che la procura indaga sui suoi misfatti. Massimo Melani 📖 https://www.instagram.com/p/CuWLpRDMnfa1e5XrmdfDlBvaNgSjyI1cxrGcjM0/?igshid=MTc4MmM1YmI2Ng==